(testo a cura di Erica Magnaldi e del Dott. Roberto Terlizzi)
9 novembre 2016, Milano – L’importanza dell’attività fisica e sportiva è riconosciuta dalla medicina moderna, per soggetti di ogni età, dai bambini e fino agli anziani. L’esercizio fisico, praticato costantemente e in modo adeguato, contribuisce ad esempio a ridurre il sovrappeso, regolarizza la pressione sanguigna, migliora la funzionalità dell’apparato cardiovascolare e respiratorio e favorisce una sensazione generale di benessere, riducendo anche i disturbi dell’umore. La pratica sportiva incide favorevolmente anche sul profilo glicemico, prevenendo il diabete di tipo 2, e lipidico, riducendo i trigliceridi e le lipoproteine a bassa densità (LDL), facendo aumentare invece quelle ad alta (HDL).
Per ottenere dei reali benefici però, l’attività fisica, oltre ad essere regolare, deve essere necessariamente adattata alla propria età e soprattutto al proprio stato di salute. Per questo motivo l’accertamento dell’idoneità alla pratica sportiva è un adempimento di fondamentale importanza.
La normativa vigente prevede che chiunque intenda svolgere un’attività agonistica debba sottoporsi ad una visita medica differenziata per le singole discipline, presso un servizio convenzionato o accreditato di medicina dello sport.
Qualora l’attività sportiva assuma carattere non agonistico, la visita medica compete al medico di base o al pediatra, i quali, in caso di esito positivo della stessa, rilasceranno un certificato di idoneità sportiva non agonistica, o certificato generico di “buona salute”.
Si tratta di un obbligo che non deve essere sottovalutato, soprattutto se si considera uno sport che può comportare un’intensa sollecitazione fisica, ed in particolare cardiovascolare, quale il ciclismo. E’ infatti un errore ritenere che lo sport amatoriale in generale o l’attività non agonistica siano esenti da rischi. Spesso, al contrario, venendo praticati saltuariamente, con un approccio autodidatta, senza sottoporsi a visite mediche e talvolta in età mediamente avanzata, possono comportare più rischi dello sport agonistico o d’élite, dove gli atleti possono quasi sempre contare su medici specialisti o sono assoggettati per legge all’obbligo della visita di idoneità.
Occorre anche essere consapevoli che, a volte, il certificato di buona salute da solo può non essere sufficiente a stabilire se una persona è veramente idonea a praticare la disciplina sportiva prescelta, soprattutto se questa richiede sforzi considerevoli, come sovente accade nel ciclismo. Anche in caso di attività ciclistica non agonistica sarebbe quindi opportuno sottoporsi a un test più accurato, per valutare correttamente l’idoneità alla pratica desiderata.
Spesso poi si valutano solo gli aspetti positivi dell’attività motoria senza considerare che, a volte, i benefici non sono automaticamente insiti nella stessa ma sono anche la conseguenza di comportamenti ed atteggiamenti personali che interagiscono con essa. Per esempio se non si abbandonano abitudini nocive quali il fumo, l’alcool, un’alimentazione sregolata, il poco riposo ed eccessivo stress, la pratica sportiva potrà contribuire solo in misura relativa al benessere fisico e potrebbe rivelarsi addirittura dannosa. Un danno potrebbe risultare anche dal sottoporre l’organismo a degli sforzi o carichi che in quel momento o per quel determinato soggetto sono eccessivi.
Sottoporsi preventivamente, e poi periodicamente, ad un attento controllo medico sportivo è quindi fondamentale per chi intraprende un’attività fisica, magari anche dopo anni di sedentarietà, per venire a conoscenza dell’esistenza di qualche patologia potenzialmente pericolosa o per rendersi conto di quale livello di sforzo è in grado di sopportare, ovvero capire quali sono i limiti al di sopra dei quali non è opportuno andare. Anche nei giovani l’accertamento è importante perché permette di evidenziare eventuali patologie misconosciute ed intervenire su problematiche strutturali per un corretto sviluppo ed accrescimento, quali eccesso di peso, scoliosi o atteggiamenti scoliotici, alterazioni dell’appoggio del piede e del ginocchio che, se trascurate, possono causare problemi in seguito.
Eseguire dei controlli periodici nel tempo permette di avere dei termini di paragone nel corso degli anni e nell’ambito di una stessa stagione. Individuati i propri valori e parametri di base, a volte diversi da individuo a individuo anche nell’ambito della normalità, si potranno facilmente riscontrare eventuali deviazioni dagli stessi.
Nell’ottica di usufruire al massimo di tutti i benefici che può apportare alla nostra salute il magnifico sport che è il ciclismo, praticandolo in modo più consapevole ed in piena sicurezza, il Team De Rosa Santini, grazie alla collaborazione con il Dott. Roberto Terlizzi, medico cardiologo, presenta ai suoi soci e tesserati un protocollo per la salute dell’atleta, il quale fornisce indicazioni di indagini diagnostiche che associano esami ematici e di diagnostica per immagini a quelli di routine per l’idoneità sportiva, dove l’esame obiettivo, l’elettrocardiogramma (ECG), l’ECG da sforzo, l’esame delle urine e la spirometria, sono assolutamente indispensabili per valutare lo stato di salute generale, la funzione cardiorespiratoria e la risposta ad una sollecitazione fisica adeguata.
Queste indicazioni sono da intendersi come delle linee guida, dei consigli facoltativi che possono fornire informazioni utilissime per inquadrare il proprio stato di forma con maggior accuratezza, oppure svelare eventuali anomalie misconosciute o periodi di particolare stress atletico ed affaticamento.
I test consigliati diventano più stringenti nel caso vi siano già delle patologie note o dei fattori di rischio cardiovascolare. In tal caso, o all’insorgenza di dubbi diagnostici, si potranno prendere in considerazione degli esami di approfondimento di secondo livello.
In quest’ottica assume particolare importanza, soprattutto per il ciclista agonista “master”, l’ECG da Sforzo Massimale al Cicloergometro.
Già da diversi anni i “Protocolli COCIS” (linee guida cardiologiche del Comitato Organizzativo Cardiologico per l’Idoneità allo Sport) , suggeriscono una particolare attenzione nella valutazione dei rischi cardiologici cui è sottoposto l’atleta. In particolare, le linee guida sottolineano che la prevalenza della malattia aterosclerotica coronarica e l’incidenza di eventi ischemici cardiaci aumentano con l’età. Queste osservazioni suggeriscono che la morte improvvisa in relazione con l’attività sportiva in soggetti di età superiore a 35-40 anni è frequentemente riconducibile a complicanze cardiache indotte dallo sforzo in presenza di lesioni coronariche. Alla luce di questo e in base alle numerose esperienze “sul campo”, si consiglia a tutti i tesserati, o almeno gli agonisti di età maggiore di 35/40 anni, anche senza fattori di rischio la cardiovascolare, di eseguire l’ECG da sforzo al cicloergometro (è importante che sia massimale!) in sostituzione o in aggiunta al classico “step test” di routine, che di solito non è sufficiente ad evidenziare queste particolari patologie. E’ evidente quanto questo esame possa assumere ancor più importanza in soggetti con rischio cardiovascolare intermedio o elevato, anche di età inferiore a quella indicata. Lo step test, infatti, in atleti particolarmente allenati, difficilmente potrà essere “massimale” oltre ad avere la grande limitazione di non poter monitorare l’ECG e la pressione arteriosa “durante” lo sforzo.
Alcuni esami consigliati, ma non assolutamente indispensabili, se non a fronte di una richiesta specifica del medico, potranno essere:
– Ecocardiogramma color Doppler (determinazione volumi ventricolari e spessori parietali; funzione sistolica e diastolica; diametri radice aorta, aorta ascendente, arco aortico e aorta addominale) ;
– EcoDoppler Carotideo (TSA) (solo se soggetto con fattori di rischio cardiovascolare, ovvero ipertensione arteriosa, diabete mellito, ipercolesterolemia etc.);
– Test del Massimo Consumo di Ossigeno (VO2max) (che si può anche abbinare all’ECG da sforzo massimale al cicloergometro), molto utile a determinare lo stato di forma dell’atleta, le varie “soglie” e le “zone di allenamento” ormai quasi indispensabili nel training moderno, e il cosiddetto “motore aerobico” utile anche alla valutazione del rischio cardiovascolare.
Riassumendo:
nel mese di NOVEMBRE, oltre alla vista medica per ottenere l’idoneità agonistica (che deve comprendere ECG da sforzo massimale, spirometria, esame urine), gli eventuali esami di secondo livello e il test VO2 max, sarebbe opportuno eseguire:
Emocromo Completo con formula leucocitaria
Transaminasi (AST, ALT)
GammaGT
Fosfatasi alcalina
Glicemia
Creatininemia
Azotemia
Uricemia
Testosterone
Cortisolo
Colesterolo totale, HDL,LDL
Trigliceridi
Sideremia
Ferritina
Transferrina
Omocisteina
Protidogramma
CPK (da eseguire dopo periodo di riposo assoluto, di almeno 3-4gg, pena inattendibilità del dato)
CK MB
Na+, K+, Cl-, Mg++, Ca++
FT3, FT4, TSH
PCR
VES
nei mesi di MARZO e LUGLIO sarebbero da effettuare le analisi per:
Emocromo
Sideremia
Ferritinemia
Transferrinemia
Testosterone
Cortisolo
Azotemia
Creatinemia
CPK (da eseguire dopo periodo di riposo assoluto, di almeno 3-4gg, pena inattendibilità del dato)
Elettroliti del sangue (Na+; K+; Mg++)
Transaminasi (AST, ALT)
GammaGT
insieme ad un esame completo delle urine.
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Il Dott. Roberto Terlizzi, medico cardiologo, titolare del Centro Cardiologico e Polispecialistico omonimo e responsabile del reparto di cardiologia del Polo Diagnostico Romano del gruppo Health Care Italia, ha unito ormai da anni la sua passione per lo sport al suo lavoro, completando la sua formazione in “Cardiologia dello Sport”. La sua attività spazia a 360 gradi in ambito cardiovascolare, dalla clinica a tutta la diagnostica strumentale oltre alla valutazione funzionale dell’atleta, con l’obbiettivo di essere di ausilio per un allenamento mirato, di qualità e soprattutto sicuro per la salute.
Erica Magnaldi è studentessa presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Torino.