24 Luglio 2019 Milano – E’ difficile che qualcuno del Team De Rosa Santini non riconosca Matteo Bertani, visto che non solo fa parte della squadra blu-azzurro-arancio dalla sua fondazione nel 2015, ma ne è pure uno degli sponsor principali tramite il marchio Silta. Ci fa però piacere raccontare la sua storia e soprattutto la sua enorme passione per lo sport che lo porta a praticare non solamente il ciclismo nelle sue varie declinazioni (granfondo su strada, corse a circuito, cronometro e mountain bike), ma anche il triathlon e a partecipare a qualche manifestazione che non è esagerato definire folle, come la Ötzi Alpin Marathon, una gara tutta in salita che prevede tre frazioni (la prima di 24,2 km e 954 m di dislivello in mountain bike, la seconda di 11.8 km e 503 m di dislivello a piedi, la terza di 6.2 km e 1.201 m di di dislivello di sci alpinismo) per coprire un dislivello complessivo di 2.658 m per raggiungere i 3.212 m di Grawand a partire dai 554 m di Naturno.
E lo sport (inteso come guida sportiva) è anche una delle sue attività lavorative.
Ciao Matteo, per i pochi che non ti conoscono ci racconti un po’ di te. Dove sei nato? Dove vivi? Che lavoro fai?
Ciao a tutti, sono nato a Milano 44 anni fa dove ho vissuto per i primi 30 anni della mia vita, dopo di che mi sono trasferito in provincia di Varese ed attualmente vivo fra Varese e Livigno dove nella stagione invernale sono anche Istruttore di Guida su Ghiaccio alla ICE DRIVING SCHOOL.
Quando e come è nata la tua passione per la bici?
Ho iniziato a pedalare “tardi”, sulla soglia dei 30 anni, quando un’estate a Livigno, durante le ferie estive, ho scoperto la passione per la MTB. Dopo circa un anno, su “pressioni” di amici “stradisti” ho provato a fare qualche uscita con loro, appassionandomi anche alla strada. Trovo la MTB un’espressione “wild and free” della bici, ti porta in luoghi inimmaginabili, completamente silenziosi e tranquilli. Della bici da strada adoro invece le uscite in compagnia, la fatica della salita e il piacere di guida della discesa.
Cosa rappresentano per te il ciclismo e lo sport in generale, visto che pratichi diverse discipline sportive.
Per me lo sport è diventato ormai uno stile di vita. Trovo che sia un ottimo antistress e che permetta di affrontare le problematiche di tutti i giorni in maniera più lucida e spensierata. Non solo il ciclismo, ma tutti gli sport di fatica danno a mio giudizio quella scarica di adrenalina che aiuta molto la gestione della vita quotidiana.
Conoscendoti bene, posso affermare che la tua non è solamente passione, ma anche e soprattutto voglia di agonismo. Sei uno che cerca di dare il meglio di se stesso in tutte le attività sportive, insomma uno a cui non piace perdere neanche quando gioca a carte. Raccontaci il tuo concetto di agonismo.
Non nego di avere la competizione nel sangue e di dare sempre il 110% di quello che ho quando attacco un numero alla bici, e non solo alla bici. Mi piace mettermi alla prova, tentare di alzare sempre l’asticella e confrontarmi con chi va più forte di me. Credo però anche di saper perdere e di riconoscere i meriti degli amici/avversari quando questi si dimostrano più forti. L’ agonismo per me è fonte di stimolo e di riflessione, ed è anche la benzina che mi fa venir la voglia di allenarmi o di fare fatica quando queste due non ci sono….
In tutta sincerità, quale delle discipline sportive che pratichi senti che ti soddisfa maggiormente?
Se me lo avessi chiesto un anno fa, ti avrei sicuramente detto la MTB. Oggi invece ti rispondo il Triathlon, soprattutto nella sua distanza mezzo ironman (1,8 km di nuoto – 90 km in bici – 21,5 km di corsa a piedi). Trovo che sia uno sport completo, che si svolge veramente “solo con te stesso”. La prestazione che ne esce, sia essa positiva o negativa, è veramente solo tua, senza scuse, senza alibi, e la soddisfazione che ne traggo in questo momento è sicuramente superiore a quella delle classiche granfondo, per quanto belle siano.
Ogni domenica una gara e talvolta anche una competizione infrasettimanale, ma questa competizione è una volta una granfondo, un’altra un triatholn e un’altra ancora una gara con gli sci. Come fai a gestirti gli allenamenti insieme agli impegni di lavoro, che sono anche di una responsabilità non indifferente? Quali criteri utilizzi negli allenamenti infrasettimanali in vista dell’impegno della domenica? Voglio dire cosa cambia nei tuoi allenamenti se la domenica corri una granfondo o un triathlon?
Fortunatamente ho un lavoro che non mi vincola a “timbrare il cartellino” e questo libera tempo per gli allenamenti, semplificando molto quella che è la gestione e la preparazione di cosi tante gare, per giunta molto differenti fra loro. Per quanto riguarda il triathlon ritengo che non sia, come molti invece credono, la somma di tre sport, bensì uno sport a parte e come tale vada allenato. Certo devi saper nuotare, andare in bici e correre, ma questo non basta. Il triathlon comporta allenamenti combinati, quindi quello che spesso mi trovo a fare è uscire in bici per un paio di ore ed al ritorno mettermi immediatamente le scarpette da corsa e fare una decina di chilometri.
Per quanto riguarda la programmazione settimanale, se la domenica ho una granfondo, cerco di evitare i combinati o anche solo la corsa a partire dal mercoledì, invece se ho un triathlon, faccio di solito il combinato il giovedì o il venerdì. Il nuoto non influisce tanto sulle prestazioni ciclistiche, quindi ritengo indifferente quando allenarlo, l’importante è farlo almeno due o tre volte alla settimana.
Chi ti frequenta sa che sei mai inattivo. Come hai appena detto, nell’arco della giornata fai magari anche due diverse attività sportive. Dove trovi tutte queste energie? Non avverti mai stanchezza?
Sì, come ti dicevo, gli allenamenti combinati sono d’obbligo per riuscire a portare a termine dignitosamente distanze impegnative come il mezzo ironman ed effettivamente tolgono tante energie. La stanchezza c’è e va gestita e correttamente “combattuta”. Fortuntamente sono uno che recupera bene e velocemente e che non ha mai sofferto più di tanto i carichi di lavoro intensi. Sono un diesel, vado piano, ma tendo a non fermarmi mai.
Non pensi mai che una gestione più scientifica delle energie ti potrebbe portare anche a risultati migliori in campo agonistico?
Sicuramente sì ed in passato ho fatto stagioni in cui ero seguito da preparatori atletici, dai quali ho imparato molte cose. Li consiglio a tutti coloro che vogliono aumentare le proprie performance, in maniera sicura e controllata. In questo momento però preferisco autogestirmi, non per sfiducia in loro ma perché preferisco poter essere libero di fare ciò che voglio quando voglio e come voglio, sapendo bene che cosi facendo sacrifico una parte delle mie potenzialità. Magari in futuro tornerò ad un approccio più scientifico, come dici tu, ma oggi preferisco il divertimento puro.
Qual è la sfida più affascinante cui hai preso parte e quale ti piacerebbe affrontare?
La sfida più affascinante, ormai portata a termine per quattro volte è stata la Hero, gara Marathon MTB considerata da tutti la più dura al mondo. Tutti gli anni la finisco e dico MAI PIU… poi a settembre son sempre lì di nuovo ad iscrivermi. Per quanto riguarda il futuro, un sogno nel cassetto c’è anche se so che sarà veramente difficile realizzarlo visto le condizioni del mio ginocchio. Questo sogno si chiama IRONMAN, magari nel 2020 … vedremo.
Quale invece è il tuo sogno legato al mondo della bici?
Più che un sogno è un obiettivo: partecipare alle UCI Granfondo World Series (il Mondiale degli amatori) a Vancouver 2020 sia a crono che su strada … proverò a qualificarmi a Varese, sulle strade di casa, ad ottobre, sperando di mantenere la condizione fino ad allora.
Non resta allora che farti un grossissimo in bocca al lupo perché tu possa realizzare questi tuoi sogni.